Camion a T, 1988

Lamiera zincata, alluminio e acciaio inox
83 × 130 × 140 cm
I veicoli
La ruota è la prima figura naturale che compare nell'opera di Cavenago; è un semplice cilindro, un elemento minimale e stilizzato. Sono semplici cilindri, elementi minimi e stilizzati. Sono il segno per eccellenza dello spostamento e allo stesso tempo un'immagine trasferibile per tutte le forme di comunicazione. Prima vengono collocate su contenitori quadrati che diventano immediatamente veicoli; poi sono lo spunto per la costruzione di oggetti che ricordano camion o moto, a volte espansi per occupare grandi spazi, altre volte compressi all'estremo, ma sempre sintetici e semplificati nella forma; in altre opere le ruote compaiono addirittura da sole, in due coppie collegate solo da uno snodo centrale che permette loro di muoversi in tutte le direzioni, oppure sono ridotte a tal punto da diventare il motore di improbabili pattini a rotelle.
Il loro significato sta nel fatto che indicano ogni possibilità di movimento: in avanti o all'indietro, in alto e in basso nella verticale, verso una diagonale invalicabile; è ancora più significativo che nelle ultime opere questa estrema libertà di movimento venga progressivamente negata e dissolta sotto forma di tensione.
In tutte le opere della Cavenago è fondamentale la simulazione, intesa a tutti i livelli, anche quando pretende di produrre oggetti industriali in cui la perfezione dell'esecuzione è garanzia di funzionalità.
Angela Vettese, 1991

Installazione allo Studio Marconi, con Giorgio Marconi

Photo © Bart Herreman

Camion a T, 1988

Lamiera zincata, alluminio e acciaio inox
83 × 130 × 140 cm
I veicoli
La ruota è la prima figura naturale che compare nell'opera di Cavenago; è un semplice cilindro, un elemento minimale e stilizzato. Sono semplici cilindri, elementi minimi e stilizzati. Sono il segno per eccellenza dello spostamento e allo stesso tempo un'immagine trasferibile per tutte le forme di comunicazione. Prima vengono collocate su contenitori quadrati che diventano immediatamente veicoli; poi sono lo spunto per la costruzione di oggetti che ricordano camion o moto, a volte espansi per occupare grandi spazi, altre volte compressi all'estremo, ma sempre sintetici e semplificati nella forma; in altre opere le ruote compaiono addirittura da sole, in due coppie collegate solo da uno snodo centrale che permette loro di muoversi in tutte le direzioni, oppure sono ridotte a tal punto da diventare il motore di improbabili pattini a rotelle.
Il loro significato sta nel fatto che indicano ogni possibilità di movimento: in avanti o all'indietro, in alto e in basso nella verticale, verso una diagonale invalicabile; è ancora più significativo che nelle ultime opere questa estrema libertà di movimento venga progressivamente negata e dissolta sotto forma di tensione.
In tutte le opere della Cavenago è fondamentale la simulazione, intesa a tutti i livelli, anche quando pretende di produrre oggetti industriali in cui la perfezione dell'esecuzione è garanzia di funzionalità.
Angela Vettese, 1991

Installazione allo Studio Marconi, con Giorgio Marconi

Photo © Bart Herreman