A prova di scemo (13 diversi esemplari dal nº34 al nº46), 1995

Acciaio Cor-Ten
16,4 × 25,7 × 21 cm

A prova di scemo
Di Antonella Soldaini

È un’opera che Umberto Cavenago ha progettato e realizzato nel 1988: una serie di pattini a rotelle in lamiera zincata da 8/10 di millimetro. Ogni paio, contrassegnato da un numero, dal 34 al 46 ha dimensioni proprie: con l’aumentare della misura aumentano la lunghezza della piastra, il diametro e la larghezza delle ruote. I pattini, un sinistro e un destro, simmetrici tra loro sono muniti ognuno di quattro ruote cilindriche disposte su due assi. Le piastre in lamiera disegnate seguendo una sagoma antropomorfa, evidenziano il rapporto proporzionale con il piede.

A prova di scemo
Di Antonella Soldaini

Si può considerare Pattini a rotelle il primo lavoro dell’artista che rivela una palese relazione con il concetto di misura d’uomo. L’assenza di piedistallo nel complesso dell’opera, la conseguente collocazione di questa a terra sono elementi che suggeriscono un diverso approccio al concetto di scultura ed evidenziano il desiderio di creare un lavoro che si ponga in antitesi alla nozione di scultura tradizionale.
Pronti a muoversi nello spazio e a cambiare continuamente stato, i Pattini a rotelle, caratterizzati da un sottile senso ironico, convogliano un sentimento di ribellione contro l’idea di collocazione definitiva. É un lavoro che porta l’attenzione verso la possibilità di movimento che in questo caso diviene metafora di cambiamento.
I pattini diventano piedistalli ideali dell’uomo che una volta salito sopra di essi si trova in una nuova posizione: una più alta che gli permette di avere uno sguardo diverso, di cambiare la propria conoscenza dell’orizzonte. Il numero della misura impresso tramite tramite stampigliatura sulle piastre definisce un chiaro rapporto con il pubblico. Inoltre, il fatto di non riuscire a sottrarci ad immaginare la figura del pattinatore al di sopra di essi fa sì che l’opera intraprenda un dialogo con chi l’osserva. Il vuoto che si percepisce là dove avrebbe potuto essere il pattinatore prescrive quindi una lacuna da colmare: una volta individuata la propria misura l’osservatore ne vuol essere partecipe, interviene incauto sull’opera collocandosi letteralmente su di essa, restituendole in questo modo nuova forma. Ecco allora una sola alternativa la inevitabile distruzione dell’opera: la messa a punto di una nuova opera in grado di essere continuamente sottoposta alla verifica e all’azione dell’utente.

Installazione alla Galleria Salvatore Galliani, Genova 1995

Photo © Antonio Maniscalco

A prova di scemo (13 diversi esemplari dal nº34 al nº46), 1995

Acciaio Cor-Ten
16,4 × 25,7 × 21 cm

A prova di scemo
Di Antonella Soldaini

È un’opera che Umberto Cavenago ha progettato e realizzato nel 1988: una serie di pattini a rotelle in lamiera zincata da 8/10 di millimetro. Ogni paio, contrassegnato da un numero, dal 34 al 46 ha dimensioni proprie: con l’aumentare della misura aumentano la lunghezza della piastra, il diametro e la larghezza delle ruote. I pattini, un sinistro e un destro, simmetrici tra loro sono muniti ognuno di quattro ruote cilindriche disposte su due assi. Le piastre in lamiera disegnate seguendo una sagoma antropomorfa, evidenziano il rapporto proporzionale con il piede.

A prova di scemo
Di Antonella Soldaini

Si può considerare Pattini a rotelle il primo lavoro dell’artista che rivela una palese relazione con il concetto di misura d’uomo. L’assenza di piedistallo nel complesso dell’opera, la conseguente collocazione di questa a terra sono elementi che suggeriscono un diverso approccio al concetto di scultura ed evidenziano il desiderio di creare un lavoro che si ponga in antitesi alla nozione di scultura tradizionale.
Pronti a muoversi nello spazio e a cambiare continuamente stato, i Pattini a rotelle, caratterizzati da un sottile senso ironico, convogliano un sentimento di ribellione contro l’idea di collocazione definitiva. É un lavoro che porta l’attenzione verso la possibilità di movimento che in questo caso diviene metafora di cambiamento.
I pattini diventano piedistalli ideali dell’uomo che una volta salito sopra di essi si trova in una nuova posizione: una più alta che gli permette di avere uno sguardo diverso, di cambiare la propria conoscenza dell’orizzonte. Il numero della misura impresso tramite tramite stampigliatura sulle piastre definisce un chiaro rapporto con il pubblico. Inoltre, il fatto di non riuscire a sottrarci ad immaginare la figura del pattinatore al di sopra di essi fa sì che l’opera intraprenda un dialogo con chi l’osserva. Il vuoto che si percepisce là dove avrebbe potuto essere il pattinatore prescrive quindi una lacuna da colmare: una volta individuata la propria misura l’osservatore ne vuol essere partecipe, interviene incauto sull’opera collocandosi letteralmente su di essa, restituendole in questo modo nuova forma. Ecco allora una sola alternativa la inevitabile distruzione dell’opera: la messa a punto di una nuova opera in grado di essere continuamente sottoposta alla verifica e all’azione dell’utente.

Tabella di conformità dei 13 esemplari

Nº37 Courtesy Lara e Rino Costra Arte Contemporanea

Particolare dell'elemento destro del paio nº37

Nº34 Courtesy Lara e Rino Costra Arte Contemporanea

Nº35 Courtesy Lara e Rino Costra Arte Contemporanea

Nº35 Courtesy Lara e Rino Costra Arte Contemporanea

Nº39 Collezione privata, Milano